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lunedì 17 marzo 2014

San Patrizio, si festeggia l'Irlanda

Erano giorni bui, qui in Italia. Pioveva incessantemente, da giorni e giorni; e va bene che era novembre, ma non si era abituati a quel diluvio costante. E faceva freddo, dentro e fuori, perchè dal mondo arrivavano dolore e sgomento, arrivava Nassiriya.

Era il novembre 2003 e l'Irlanda viveva due settimane di inspiegabile bel tempo e non sto parlando di assenza di precipitazioni, di poco vento o pioggerella fine, sto parlando di cielo blu, di sole, di limpidezza, di aria profumata.

Io ero là, a realizzare uno dei sogni della mia vita: mettere piede su quell'isola fantastica, fatta di musica, birra, sangue e contraddizioni. E oggi che è la sua festa, io celebro l'isola di smeraldo.

L'Irlanda non è bella in senso assoluto, ma regala sprazzi di meraviglia che raramente ho visto altrove.

L'Irlanda è come me: è alti e bassi, è bellissimo e bruttissimo, è prati verdi profumati e cieli grigi e puzzosi, è allegro a mille e triste da piangere, è vita e morte, è musica e silenzio.

Insieme alla mia compagna di viaggio e di casa, allora per me semisconosciuta, ho imparato a vivere laggiù adattandomi alla loro pronuncia e alle loro abitudini alimentari, che per noi italiani sono abbastanza aberranti, diciamo la verità.
Leti, che forse litigava più di me con la cucina locale, si è alimentata per gran parte del tempo con biscotti con gocce di cioccolato, hamburger da cui rimuoveva meticolosamente salse e formaggi e purè di patate.
Ricordo con il sorriso le nostre incursioni al supermercato locale, in cui come due disperate cercavamo qualcosa che somigliasse a del cibo "normale": prosciutto cotto? Un pacco di pasta che non costasse un rene? Passata di pomodoro? Mah.
In qualche modo però ci siamo arrangiate, ci siamo conosciute, divertite, ambientate e anche nutrite.
Abbiamo scoperto di amare la Guinness, di poter andare d'accordo convivendo senza problemi, di avere sogni comuni e altri distanti anni luce. Ci siamo scoperte l'una l'altra.

Mentre ci aggiravamo per le corsie del SuperValue, spesso suonava questa canzone, che non è irlandese per niente, visto che la canta una Sheryl Crow che è americana e che la canzone stessa era già stata un successo di Rod Stewart (Gran Visir di tutti i tamarri, insieme a Steven Tyler), che è scozzese.

Però a me ricorda quei giorni bellissimi, di sfide e sogni, di speranze, di birra e di inspiegabili cieli blu.



4 commenti:

  1. Ah sempre gnocca la Cheryl, ma tu di piu', che non hai bisogno del conotorno di stivalazzi e stalloni!
    Anche per me il 2003 e' stato l'anno del break through lavorativo e dei nuovi orizzonti. Capitolo chiuso ora, ma va benissimo cosi. Happy St. Patrick's Day!

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  2. Oh beh, gran bella gnoccona, ma mi dicono che sia tascabile...almeno è bassa!
    Eh sì, anno cruciale il 2003. Ma anche il 2014, vero Sfolli?? BACIIIIIIIIII

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  3. Vedo solo ora, che bella foto, tu e il panorama. wow!!!! Sandra frollini
    ps. io ho un cappellino verde con trifoglio tutto fatto di paillette ma non ho avuto il coraggio di indossarlo in ufficio oggi, però se fossi andata in un pub sisisi.

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  4. Grazie. Anche a me piace tanto quella foto...il sole, il vento, fa molto Irlanda :)

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