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giovedì 6 marzo 2014

Il valore educativo della gita scolastica

Figlia di insegnante, per me la gita scolastica ha sempre significato croce e delizia.
Delizia per me, croce per mamma.

Alzi la mano l'insegnante di scuola media che anela accompagnare trenta sciamannati demi-cerebrati in preda all'ormone galoppante a cui non frega assolutamente nulla di ciò che visiteranno (sia Venezia, Roma, Firenze, Siena...they won't care), ma si interessano invece moltissimo di come organizzare un pigiama party a base di birre abusivamente acquistate in autogrill e per i più trasgressivi, sigarette trafugate ai genitori.

Nessuna. Bene. Infatti nemmeno mia madre.
Però si prestava, oh se si prestava e devo dire che non era niente male. E' successo infatti, in seconda media, che io partecipassi ad una gita in cui lei era accompagnatrice della sua classe e ammetto che in quanto produttrice di caciara non aveva nulla da invidiare ai suoi ragazzi.

Ma torniamo a me.
A dir la verità, la gita scolastica dava un pezzettino di croce pure a me: il pullman. Io ho sempre sofferto di mal d'auto e più in generale mal di qualsiasi cosa si muovesse: auto, pullman, treno, traghetto, giostrina del parco giochi.
Ma il pullman era in assoluto sul gradino più alto degli stimolatori di nausea per la sottoscritta. Quindi quello che per gli altri era il primo momento di socializzazione, in cui si gettavano le basi per i pigiama party di cui sopra (e chissà cos'altro), per me diventava un piccolo calvario: rigorosamente seduta nei primi posti, occhi inchiodati alla strada (guai leggere, l'effetto vomito sarebbe stato immediato) e zero possibilità di divertirsi insieme agli altri nelle retrovie.

Mio fido compagno di avventure, IL WALKMAN, oggetto che in sostanza era diventato una mia protesi.
Dove andavo io, andava anche il walkman.
Nella mia carriera ne ho avuti ben 5, perchè li fondevo con una velocità impressionante. Si si, gli fondevo il motore, in pratica.

In gita il Walkman era fondamentale per me, sarei morta di noia senza di lui e senza le mie cassette (oddio le cassette, ma quanto sono vecchia??!).
Certo però le cassette erano ingombranti, ne portavo il minimo indispensabile e poi, immancabilmente in autogrill, quando gli altri compravano la birra, io mi compravo una cassetta nuova.

Ricordo in particolare un episodio.

Seconda media, gita in Umbria, tutti quei favolosi posti....Assisi, Perugia, Spello, Spoleto, Todi, Gubbio...una meraviglia in cui, grazieadioinetàpiùadulta, sono poi tornata.

Ecco, in autogrill quell'anno ho comprato la colonna sonora di The Blues Brothers (che all'epoca aveva già nove anni, mica roba nuova) e "Like a Prayer" di quella grandissima tamarra di Madonna (tutti adesso parlano di Lady Gaga, ma ve la ricordate madame Ciccone come si conciava??), perchè anch'io ogni tanto attraversavo delle fasi in cui volevo sentirmi "nel mio tempo".
Arrivo in cassa, davanti a me c'è un mio compagno, ha comprato "Liberi Liberi" di Vasco Rossi (dedicherò a Vasco un post a parte, non fatemi dilungare ora!); la cassiera passa la cassetta sul lettore del codice a barre, sorride, poi guarda le mie cassette, riguarda "Liberi Liberi", alza gli occhi e dice al mio amico: "Ottima scelta".
Io tra me e me penso le peggio cose di questa donna e quando poi arriva il mio turno, le sussurro una frase al veleno che neanche ricordo.
Me ne vado stizzita e penso che nemmeno se compro Madonna mi sento conforme, ma va bene così, cavolo!

Ebbene, tra le tante tamarrate tipiche di nostra signora di Detroit, in "Like a Prayer" ci sono un paio di canzoni carine. Non sono una snob musicale, ascoltate Spanish Eyes e ditemi se non è meglio di quella canzone di Miley Cyrus con il video in cui ballonzola nuda su una palla da cantiere di demolizione.

Oh.

2 commenti:

  1. Io credo che della Ciccone si possa salvare parecchio. Oh non mi far pensare al mal di pullman!!

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  2. Ma sì, anche secondo me!

    Ah era veramente una condanna, poi ho risolto un pochino con i braccialetti che comprimono non so che nervo nei polsi, ma ero già ventenne!

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